Testo e immagini di Roberto Chiarvetto
Parlando di battaglie medievali, il pensiero corre all’assedio di un castello ed all’impiego di potenti macchine da guerra che scagliano contro le mura proiettili di pietra; definite comunemente “catapulte”, questi strumenti in realtà assumevano forme diverse in base ai loro differenti principi di funzionamento, tutti di natura meccanica sino all’invenzione della polvere da sparo.
Contrariamente a quanto si pensa comunemente, l’artiglieria a torsione e flessione non fu un’invenzione medievale, ma affonda le sue radici nell’antichità greca e romana (già Alessandro Magno la utilizzò durante l’assedio di Tiro nel 332 a.C.), pervenendo al Medioevo con caratteristiche quasi invariate; l’unico esempio di artiglieria meccanica veramente ascrivibile al Medioevo fu il trabocco, basato non più sulle caratteristiche di elasticità di alcuni materiali ma sullo sfruttamento della forza di gravità per la propulsione dei proiettili. Il trabocco, trebuchet nel termine originale franco rimasto fino ai nostri giorni nelle lingue francese e inglese, è composto da una trave imperniata ad una struttura in modo da dividerla in due bracci di lunghezza diversa: all’estremità del più corto è collegato un contrappeso, a quella del più lungo una fionda, specie di imbragatura all’interno della quale porre il proiettile da lanciare. In posizione di riposo, per via del contrappeso, la trave tende a porsi in posizione verticale; l’uso di corde e verricelli fissati al braccio più lungo consente di farla ruotare, avvicinando a terra la fionda ed immagazzinando energia; caricato il proiettile e rilasciata la trave, l’energia liberata riporta di scatto la trave in posizione verticale, facendo compiere alla fionda una traiettoria grosso modo semicircolare, al culmine della quale la fionda rilascia il proiettile che prosegue il suo moto verso il bersaglio.
Tecnica
Il trabocco si basava su una complessa struttura lignea, spesso irrobustita ed irrigidita da bande metalliche o corde, realizzata in modo da sopportare le notevoli sollecitazioni prodotte durante il funzionamento e mantenere in equilibrio ed in piano la macchina stessa, onde evitare che si capovolgesse al termine del lancio. Tale struttura può aver raggiunto i quindici metri di altezza negli esemplari più grandi di trabocco e sulla sua sommità si trovavano gli alloggiamenti per i perni (uno per lato) attorno ai quali ruotava la trave. Come si è visto, la trave era suddivisa in due bracci, uno più corto cui era fissato il contrappeso ed uno più lungo alla cui estremità era vincolata la fionda; di norma il rapporto fra le lunghezze dei bracci era di circa 1 : 5 – 1 : 6 e la loro costruzione prevedeva spesso l’uso di più travi di legno saldamente fissate fra loro, in modo da ottenere un insieme il più rigido possibile (la presenza di elasticità avrebbe compromesso le caratteristiche balistiche del trabocco). Il contrappeso subì una certa evoluzione, in quanto nei primi tipi di trabocco probabilmente fu solidale al braccio e di dimensioni compatte, mentre in seguito, per migliorarne il funzionamento, si trasformò in una specie di cassa o cesto, incernierato al braccio e libero di ruotare; il materiale di riempimento utilizzato andava dalle pietre ai pezzi di piombo (risulta che gli Inglesi in Scozia prelevassero dalle chiese il metallo per utilizzarlo nelle loro macchine) ed al ferro. Il peso era normalmente di qualche tonnellata, potendo probabilmente arrivare alla decina nel caso di un trabocco di grandi dimensioni. La fionda si basava sullo stesso principio della ben più piccola ed omonima arma dei frombolieri; era realizzata con pelli o reti di corda e le sue due estremità venivano fissate al braccio, l’una vincolata stabilmente, l’altra invece libera di sganciarsi per consentire al proiettile di liberarsi: in questo senso la realizzazione della parte terminale del braccio del trabocco – in ferro – e della sua curvatura era fondamentale, per evitare che la fionda si sganciasse in ritardo od in anticipo, con il risultato di ottenere una traiettoria troppo corta, verticale (con la conseguente ovvia demolizione della macchina stessa sulla quale il proiettile ricadeva) o addirittura all’indietro, come avvenne per esempio con la ricostruzione effettuata per conto dell’impera-tore Napoleone III. Era anche possibile regolare in qualche modo la gittata dell’arma spostando i punti di fissaggio della fionda e quindi variandone la lunghezza. Al braccio più lungo erano poi fissati paranchi per consentire di abbassarlo sino al livello del terreno e caricare il proiettile nella fionda, che nella fase di caricamento veniva stesa su un’apposita slitta, sempre di legno, posta sulla base del trabocco allo scopo di facilitare il tratto di corsa iniziale prima che la rotazione del braccio la sollevasse. Il meccanismo di scatto provvedeva a bloccare in posizione il braccio del trabocco e su di esso agiva il servente al momento del lancio: anche di questo importante dispositivo non sono rimasti esemplari né disegni dettagliati, comunque è probabile si trattasse di qualche forma di gancio che poteva essere sbloccato tirando una corda. Un trabocco delle dimensioni indicate in precedenza era presumibilmente in grado di scagliare proiettili di quasi cinque quintali ad oltre duecento metri di distanza; in pratica la gittata e la massa del proiettile dipendevano dalle dimensioni della macchina, dalla lunghezza della fionda e dalla massa del contrappeso. Durante i secoli che videro l’impiego del trabocco, vennero sviluppate sullo stesso principio anche altre macchine, con caratteristiche costruttive e denominazioni diverse (queste ultime dovute anche a particolarità linguistiche regionali); anche a causa dell’imprecisione delle fonti originali, non sempre è possibile associare un’immagine ben precisa a ciascun nome, tuttavia vale la pena di ricordarne una in particolare, la brichola (o bricola), perché di questa è sopravvissuto un disegno del 1433 di Mariano di Jacopo Taccola, conservato attualmente alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze: il principio di funzionamento è lo stesso sin qui descritto, ma si può notare come innanzi tutto la struttura portante sia composta da un semplice palo, mentre la trave si biforca a “Y” all’estremità opposta alla fionda, impiegando due distinti contrappesi incernierati in luogo dell’unico normalmente applicato. Anche qui la fionda con il proiettile poggia su uno scivolo alla base della macchina, la quale appare di costruzione più semplificata in generale. Le dimensioni delle bricole non sono note, ma date le caratteristiche è probabile che si trattasse di una variante più piccola e leggera di trabocco.
Storia
Non esistono una data o un luogo di nascita certi del trabocco: gli studi più recenti identificano però nella zona del Mediterraneo orientale e del Medio Oriente la più probabile sede della sua invenzione, intorno all’inizio del XII sec., senza tuttavia escludere una sua derivazione da macchine cinesi del VI-VII sec., dal funzionamento simile ma basate sulla forza dei serventi in luogo del contrappeso. È altrettanto ignoto come si sia poi diffuso in Europa, ma i primi resoconti probabili del suo impiego (come spesso accade nei testi dell’epoca, il trabocco non è identificato con precisione come tale, ma dati gli effetti distruttivi riscontrati è probabile si trattasse proprio di questo e non di un’altro tipo di macchina) risalgono all’assedio di Tortona da parte del Barbarossa nel 1155; la certezza dell’identificazione si ha con l’assedio di Castelnuovo Bocca d’Adda nel 1199. In Francia la Chanson de la Croisade Albigenoise ne racconta l’uso nel settembre 1211, durante l’assedio di Castelnaudry, esaltandone la precisione del tiro. Anche i Templari ne utilizzarono uno, fornito dal Duca d’Austria, assediando Damietta nel 1218-1219 durante la quinta Crociata; una descrizione dettagliata delle parti componenti di un trabocco si trova invece nell’inventario dell’arsenale di Carcassonne datato 1293. In Inghilterra il re Edoardo I impiegò il “Warwolf” contro gli Scozzesi durante l’assedio dei castelli di Caerlaverock nel 1300 e di Stirling nel 1304. Nel 1385 vi è poi notizia di un trabocco impiegato dalle forze di Carlo III di Napoli contro il Papa Urbano VI, rifugiatosi nel castello di Nocera. Ancora nel XV sec., infine, si riscontra l’impego di trabocchi, talvolta anche affiancati alle prime bombarde, che non li soppiantarono immediatamente ma solo dopo un lungo periodo; un esempio è visibile nella dettagliata illustrazione presente nel Bellifortis di Konrad Kyeser conservato nella Biblioteca di Stato di Gottinga. Per quanto riguarda la bricola, uno dei primi riferimenti risale alla Repubblica di Genova all’inizio del XIII sec.; sembra che successivamente macchine simili, impiegate in altre parti d’Italia ed in Spagna, Francia e Germania, abbiano portato il nome di bigolo, bidda, blida e bliden. Potrebbe anche trattarsi dello stesso tipo di trabocco, chiamato biblia, utilizzato nelle Fiandre e successivamente portato alla settima Crociata dal re di Francia Luigi IX alla metà del XIII sec. L’uso della bricola da parte dei Genovesi è ancora documentato ben due secoli più tardi – per di più associato a quello delle bombarde – durante l’assedio del Finale nel 1447-1449, quando ai tre comandanti delle truppe attaccanti venne ordinato «quando voi sarete fermi in su quello monte de Cravazoppa, ve porete fare condurre bumbarde, brichole et ogni altra coxa che fosse necessaria. Durante lo stesso episodio, l’annalista finalese Filelfo, vissuto all’epoca dei fatti, riferisce che dopo la cattura da parte genovese di Castel Gavone la gente del borgo fortificato di Finale, sottostante la fortezza, nonostante si trovasse ancora accerchiata costruì «due bastioni per assediarlo e due lanciasassi, chiamati bricole, che lanciassero macigni contro il Castello per demolirlo. La storia dell’impiego militare del trabocco si conclude nel 1521 nel Nuovo Mondo, durante l’assedio della capitale azteca Tenochtitlàn da parte dei conquistadores di Cortès: un soldato reduce dalla campagna per la conquista del Regno di Napoli si disse in grado di costruire un trabocco, avendone visto realizzare uno in quell’occasione, e data la scarsità di munizioni per l’artiglieria si decise di procedere immediatamente alla sua costruzione; il primo lancio vide però la fionda aprirsi in anticipo (quasi certamente per l’errata progettazione) ed il proiettile, scagliato in verticale, ricadde sulla macchina stessa riducendola in pezzi. Il trabocco non smise però di incuriosire e suscitare interesse, infatti si tentò diverse volte di ricostruirne esemplari a partire dalla seconda metà del XIX sec. con l’imperatore Napoleone III; più recentemente ne sono stati ricostruiti diversi, alcuni completamente funzionanti ed altri dedicati alla semplice mostra statica. Purtroppo, però, non solo non esistono progetti costruttivi dell’epoca, ma a causa della deperibilità dei materiali utilizzati (legname e corde), non sono nemmeno sopravvissuti esemplari originali di trabocco, se si esclude quello ritrovato nel 1890 durante i lavori di demolizione di una chiesa nella Prussia orientale e prontamente tagliato a pezzi per farne legna da ardere. Tutte le ricostruzioni devono quindi basarsi sui resoconti e sull’iconografia dell’epoca, che peraltro comprende anche un incompleto (mostra soltanto la vista dall’alto) ed enigmatico schizzo costruttivo, realizzato dall’architetto ed ingegnere Villard de Honnecourt nel XIII sec. ed oggi custodito presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. La ricostruzione grafica attualmente più nota e probabilmente più verosimile – basata sullo schizzo sopracitato per la base della macchina – è quella effettuata dall’architetto francese Viollet-le-Duc e pubblicata nel 1854 nella sua opera sull’architettura militare francese: sulla base di questo disegno sono state realizzate anche alcune repliche a dimensioni reali, tra le quali quella presentata nelle foto in queste pagine, installata nel borgo medievale di Les Baux, in Provenza (Francia).
Impiego
La dottrina d’impiego del trabocco prevedeva il suo uso per colpire ed abbattere mura o fortificazioni e consentire alla fanteria l’ingresso attraverso la breccia ottenuta. Ben presto venne anche utilizzato per il tiro di controbatteria, installandolo all’interno delle mura per colpire gli accampamenti degli assedianti: alcuni studiosi rilevano come tale uso non fosse per nulla raro ed anzi abbia portato ad alcune modifiche nell’architettura militare, che iniziò a produrre torri e terrazze sufficientemente ampie e robuste per consentire l’utilizzo dei trabocchi ivi installati e sopportarne il peso. È tuttavia interessante notare qui come il trabocco sia stato impiegato anche con modalità diverse da queste e, per certi versi, “moderne”. In primo luogo come moltiplicatore di forze: diversi resoconti citano la sola presenza di un trabocco a disposizione degli attaccanti come motivo della resa della fortezza assediata, per il timore dei danni devastanti che poteva produrre e forse anche più per gli aspetti psicologici derivanti da una minaccia continua e costante, che in qualsiasi momento e senza preavviso poteva colpire; in secondo luogo, per una sorta di guerra batteriologica ante litteram, con il terribile espediente di utilizzare il trabocco non per abbattere mura, ma per scagliare al di là di esse, in mezzo agli assediati, carogne di animali o cadaveri di soldati, allo scopo di scatenare epidemie e di portarli rapidamente alla resa.
Immagini
Bibliografia
• Chevedden, Paul E., The Trebuchet, Scientific American July 1995, Scientific American Inc., New York (USA) 1995 (versione online all’indirizzo http://www.deremilitari.org/resources/pdfs/sciam.pdf )
• Filelfo, Gian Mario, La Guerra del Finale (trad. G.B. Cavasola), Ed. Centro Storico del Finale, Finale Ligure 1995
• Gravett, Christopher, Medieval Siege Warfare, Osprey Elite Series 28, Osprey Publishing, Oxford (UK) 1998
• Hansen, Peter Vemming, Experimental Reconstruction of a Medieval Trébuchet, Acta Archaeologica vol. 63, Copenhagen (DK) 1992 (versione online all’indirizzo http://www.middelaldercentret.dk/acta.html )
• Luisi, Riccardo, Scudi di pietra. I castelli e l’arte della guerra tra Medioevo e Rinascimento, Editori Laterza, Roma 1996
• Nicolle, David, Medieval Siege Weapons (1), Osprey New Vanguard Series 58, Osprey Publishing, Oxford (UK) 2002
• Panouillé, Jean-Pierre, Les châteaux forts dans la France du Moyen Âge, Éditions Ouest-France, Rennes (F) 2003
• Russo, Ferruccio, Tormenta. Venti secoli di artiglieria meccanica – Tavole, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, Roma 2001
• Russo, Flavio, Tormenta. Venti secoli di artiglieria meccanica, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, Roma 2001
Siti Internet
In Rete vi sono numerosi siti che riguardano il trabocco, sia dal punto di vista storico che da quello ricostruttivo, soggetti in scala ridotta o reale, statici o funzionanti: l’elenco presentato di seguito è pertanto puramente indicativo, una semplice ricerca attraverso il proprio motore preferito, introducendo il termine “trabocco” o meglio “trebuchet”, restituirà decine di indirizzi, anche se, come spesso avviene in questi casi, la maggior parte di essi sarà scritta in lingua inglese. Data la quantità di immagini, foto e disegni generalmente presente, però, la consultazione potrà risultare interessante anche a chi non dovesse conoscere la lingua. Non posso che unirmi ad Umberto Moscatelli (“Dalla ricerca alla rievocazione”, su Rievocare n 5) nel sottolineare l’errore di attribuire a pagine internet il valore di una fonte primaria, ma nel caso del soggetto del presente articolo occorre osservare come in Rete siano presenti risorse complementari agli aspetti puramente storici, come schemi, disegni ed animazioni relative al funzionamento meccanico, incluso un simulatore che consente di comprendere la fisica alla base della macchina e di studiare la relazione fra dimensioni, pesi e caratteristiche balistiche risultanti.
• The Algorithmic Beauty of the Trebuchet http://www.algobeautytreb.com/ (simulatore di trabocco)
• The Grey Company Trebuchet Page http://members.iinet.net.au/~rmine/gctrebs.html
• The Medieval Centre (Middelaldercentret) http://www.middelaldercentret.dk/acta.html
• Military History Quarterly Magazine – http://historynet.com/mhq/blcaptureacastle/index.html
• NOVA Online – Nova Builds a Trebuchet http://www.pbs.org/wgbh/nova/lostempires/trebuchet/builds.html