A cura di Susanna Tartari
Fotografie di Pavel Kharitonov e Jacopo Solcia
Dalla serie “Rievocatori italiani all’estero”
Il 30 settembre 1941 iniziò la Battaglia di Mosca, conosciuta attraverso i libri di storia come “Operazione Barbarossa”, che si concluse al finire dell’inverno del ’42 con la sconfitta delle forze germaniche. La mattina del 16 novembre, le posizioni del Reggimento 1075° della divisione della Armata Russa, che si trovava vicino al villaggio di Dubosekovo, furono attaccati dalle forze tedesche del 11° Panzer Division. La città fu occupata dai tedeschi fino al 20 dicembre.
Ciò che accadde quel giorno viene rievocato dal 2013 e nell’edizione speciale dell’inverno 2017 vi hanno preso parte anche due rievocatori italiani; Jacopo Solcia e Luca Magnabosco (Friedrich Essenwald, suo nome da rievocatore). Avremo modo di entrare nei dettagli tecnici assieme a Jacopo fra non molto tempo, ma ora ho raggiunto Luca Magnabosco, rievocatore con provata conoscenza, per farmi raccontare la sua esperienza russa sotto il profilo empatico e di confronto.
Caro Luca, di recente sei stato in Russia, precisamente a Dubosekovo, a circa 70 Km da Mosca, alla rievocazione dell’omonima battaglia nell’ambito dell’evento “Zimnee Pole Boja”. Come ti è stato possibile partecipare?
Ho avuto modo di prendere parte a questo evento grazie a Jacopo Solcia, un amico che ha funto da contatto con gli organizzatori in Russia, essendo stato per lungo tempo laggiù e conoscendo bene la lingua, oltre ad essere iscritto ad un gruppo di rievocazione storica locale; una volta stabilite le date dell’evento, Jacopo mi ha chiesto copia del passaporto per effettuare la pre-iscrizione e io mi sono attivato per fare il Visto d’ingresso nel Paese. Ricevuti i documenti per entrare in Russia e presi i biglietti aerei, si sono attese le direttive per il “dresscode” dell’evento, essendo le associazioni e i gruppi rievocativi molto attenti ai dettagli storici per quanto riguarda le unità presenti e il periodo storico in cui si colloca la manifestazione. Saputo che avrei rievocato un milite della Wehrmacht, (esercito) collocato nel contesto storico delle ultime offensive sul fronte orientale nell’inverno del 1944, e reperito il materiale necessario per essere preparato alle rigide temperature dei mesi invernali in Russia, non c’era che da attendere il giorno della partenza.
Dai filmati e dalle fotografie che mi hai fatto vedere, si percepisce un’organizzazione eccellente. Chi organizza questo evento?
A quanto mi è stato spiegato, la gestione e la realizzazione di questi eventi è fatta da organizzazioni para-statali gestite da militari o ex militari della Armata Rossa, che poi si occupano di reperire gli sponsor che finanzino il tutto, (spesso lo Stato o l’Armata Rossa), contattare i musei come quello di Kubinka per avere a disposizione i veicoli per gli eventi e trasportarli in loco, gestire la logistica di alloggi, vitto e distribuzione di armi e munizionamento a salve ai partecipanti che non dispongono di armamento proprio per le simulazioni di battaglia.
Mi dicevi che avete usato armi funzionanti: questo vuol dire che in Russia si possono organizzare rievocazioni storiche con simulazioni di battaglie molto veritiere. Conosci la loro regolamentazione?
Non conosco con esattezza le loro normative in merito ad armi e munizionamento, ma mi è stato detto di un “passaporto dell’arma” per i simulacri d’arma inerti; comunque per gli eventi sono stati forniti ai partecipanti che non ne erano in possesso armamento e munizionamento a salve, in base allo schieramento in cui si era inquadrati e al ruolo che si aveva, dai semplici fucili sovietici o tedeschi alle mitragliatrici, al munizionamento per i cannoni presenti sul campo. Il livello di realismo delle simulazioni di battaglia comunque è molto alto, si ha davvero la sensazione di essere un soldato durante un combattimento.
Era una manifestazione aperta al pubblico? C’è stato afflusso? L’evento era a pagamento?
Il pubblico era presente e anche in grande numero, (erano state allestite delle tribune ai margini del campo di battaglia per permettere una maggiore visibilità), tra cui tantissime famiglie con bambini, e anche alcuni veterani di guerra russi. Non so se fosse previsto un biglietto di ingresso ma, vedendo il livello di sicurezza presente, (transennamento delle aree, controllo continuo dei documenti di iscrizione dei partecipanti da parte della security interna e anche una forte presenza di polizia), non mi stupirei che fosse previsto.
So per esperienza, che, ogni volta che si indossa l’abbigliamento storico (si tratti di una divisa o di abito da civile) si provano forti emozioni. Ti va di raccontare le emozioni provate in Russia?
L’emozione di vestire l’uniforme storica su suolo russo è stata molto forte; già il solo pensiero di essere in quel Paese era emozionante, avendo letto tanti libri sulla guerra in Russia e consumato non so quante ore su documentari relativi all’argomento, pensare di essere lì, fisicamente mi coinvolgeva tantissimo. Ho avuto modo di pensare a chi, settant’anni fa, li ci fu davvero con quella uniforme, da una parte e dall’altra del fronte, e a quello che debbono aver patito nei rigidi mesi invernali. Anche l’essere incappato in una tormenta di neve appena sceso dal treno che ci ha portati nel luogo dove si sarebbe svolta la manifestazione e che è durata poco ma abbastanza per mettere alla prova il mio equipaggiamento invernale, mi ha fatto pensare a chi situazioni come quelle le ha vissute per mesi, senza possibilità di pernottare in albergo, farsi una doccia calda e consumare un pasto normale, e mi ha fatto provare un forte senso di immedesimazione, di empatia. Al momento della simulazione di battaglia, poi, il livello di coinvolgimento è stato anche maggiore: muoversi con altri cinquecento rievocatori in divisa tedesca e italiana, seguendo veri mezzi corazzati, d’epoca e repliche, adoperando le tattiche di combattimento del tempo, e vedersi arrivare addosso altri cinque-seicento rievocatori in uniforme russa, come in uno scontro reale, con veri carri armati, è stato molto forte al livello di emozioni. In alcuni momenti, la sensazione di paura era quasi reale, lo svolgimento degli eventi è stato molto rapido, molto dinamico, il che non ti dà modo di pensare “ma è comunque tutto finto”: sai che è tutto finto ma a livello inconscio sei portato a essere “calato nella parte” per così dire.
Da 13 anni fai parte dell’associazione Feldgrau, e non è la prima volta che vai all’estero per rievocare fatti importanti della storia. Che differenza hai riscontrato tra la Russia e l’Italia? E quali differenze tra l’Italia e il resto d’Europa?
Sono entrato a fare parte di Feldgrau nel 2004 all’età di sedici anni e ho avuto modo di viaggiare parecchio negli anni per manifestazioni in Italia e all’estero, (dal War and Peace Show di Beltring, agli eventi in Slovenia, alla più vicina Svizzera), e ora appunto in Russia, e le differenze tra il nostro Paese e la Russia ci sono, e anche molto evidenti; noi, come Associazione Feldgrau siamo tra i gruppi più vecchi presenti in Italia che si occupano di rievocazione storica delle forze armate tedesche nell’ultimo conflitto mondiale, e abbiamo accumulato parecchio materiale e parecchia esperienza nel corso degli anni, crescendo nel tempo e arrivando ad un livello abbastanza alto come preparazione storica e logistica; mi sono però reso conto che, equiparati alla Russia o ad altri Paesi in cui sono stato a rievocare, siamo ancora molto indietro, se non addirittura su pianeti differenti. Le differenze maggiori sono appunto la gestione organizzativa tra chi idea l’evento e le istituzioni pubbliche: in paesi come la Russia, seppur con molta retorica nazionalistica incentrata sulla Grande Guerra Patriottica, la rievocazione viene incentivata e finanziata più o meno direttamente dallo Stato, c’è più rigidità nella regolamentazione ma, rimanendo nelle linee guida tracciate, le associazioni rievocative hanno molta più libertà di manovra rispetto a noi. Da loro vengono permesse armi a salve, anche automatiche, cannoni, perfino i razzi katyusha funzionanti, (in polistirolo sia chiaro), quando da noi si possono avere poco più delle pistole a salve e i simulacri d’arma sono dei pezzi di metallo completamente inamovibili.
Sappiamo come ogni viaggio sia motivo di scoperta e di conoscenza del territorio e di chi vi abita. Immagino tu abbia potuto visitare qualche museo e di intraprendere rapporti di amicizia con i rievocatori del posto.
Si, ho avuto modo di visitare il Museo della Guerra Patriottica di Mosca, che ha una cospicua collezione, e l’ho trovata un’esperienza molto avvincente, potendo osservare di persona oggetti che, fino a quel momento, avevo visto solo in fotografie e filmati d’epoca, tra cui le bandiere tedesche catturate a Berlino e portate in trionfo durante la parata della Vittoria a Mosca e gettate ai piedi di Stalin. Poter vantare di avere amicizie in Russia la ritengo una affermazione forte, anche a causa della problematica linguistica che ha frenato molto i rapporti con i colleghi rievocatori russi; i ragazzi del gruppo che mi ha ospitato, però, mi hanno invitato a tornare questa estate e conto di andarci, magari coinvolgendo anche altri ragazzi di Feldgrau.
Luca ci conferma ancora una volta che nella rievocazione storica non manca mai il fattore emotivo e che “la ri-messa in scena di fatti realmente accaduti” (quando questo viene eseguito in modo preciso e professionale) è uno dei modi migliori per raccontare e trasmettere la storia. E ancora constato quanto attraverso la rievocazione storica, al pari di altre arti come il teatro, la danza, il circo contemporaneo, ecc., si possa esplorare, incontrare e gettare ponti per future amicizie.