4 Adulti, 3 Bambini, 2 Famiglie italiane, 1 Villaggio danese…
Che cos’è il Middelaldercentret? La maggior parte dei rievocatori del XIV-XV secolo probabilmente già lo conosce, per sentito dire, per gli altri consiglio un giro sul loro sito https://www.middelaldercentret.dk/ e di leggere questa mia descrizione dell’esperienza lì passata. In breve possiamo dire che è un villaggio medievale danese (anno 1408) ricostruito nei minimi dettagli, dov’è possibile “soggiornare” come rievocatore o visitarlo in abiti moderni.
Evito la polemica contro la rievocazione nostrana che spesso è confusa con le sagre di paese ed è contaminata da figure più o meno pittoresche che poco hanno di storico, al Middelaldercentret le regole sono poche ma semplici nessuna modernità è permessa e ogni oggetto, vestito e cibaria deve prima essere visionata e valutata dall’esperto museale, utilizzando delle fonti! E’ stato bellissimo non vedere i soliti “rievocatori” che volevano usare gli occhiali moderni a tutti i costi perché non ci vedevano, lì se le regole non ti piacciono te ne puoi andare… a noi piacevano moltissimo!
Abbiamo quindi deciso di lanciarci in questa avventura a 1400 km da casa con tanto di bimbe a seguito, Giulia di soli 8 mesi (si 8 mesi, hai letto bene), Dania di 5 anni e Annika di 10 anni, in totale eravamo in 7, tutti rievocatori milanesi della medesima associazione.
La nostra avventura è iniziata con la richiesta alla loro manager, Pia, che subito ci ha chiesto le nostre foto, con ogni dettaglio sia del vestiario che dell’oggettistica, ovviamente, corredata dalle fonti. Nel giro di pochi giorni, dopo averle fatte valutare, ad un esperto museale ci ha dato la conferma di rientrare nei loro standard.
Stupendo, abbiamo quindi organizzato nei dettagli il lunghissimo viaggio, inutile dirvi che ovviamente abbiamo beccato coda per tutta la A7 tedesca! Con conseguente allungamento del viaggio da 14 ore a 20 ore con 3 bimbi in auto, sopravvissuti a ciò, cosa non facile, siamo giunti al centro con un auto e un furgone pieno di materiale e italian food.
Appena arrivati, ci hanno rapidamente fatto fare un giro e spiegato le regole, soprattutto NIENTE MODERNITA’ previo espulsione immediata. Si è anche raccomandata di presenziare alle 9.15 alla riunione giornaliera.
Dopo il breve briefing abbiamo scaricato tutta la roba portata, ci abbiamo messo quasi due ore, ma abbiamo portato molta roba e parecchi vestiti. Ognuno di noi oltre al materiale comune (casse, pentole ecc.) ha portato almeno 3 vestiti diversi (3 paia di calzabraghe, 3 braghe, 3 camicie, 3 gonnelle ecc.), capi pesanti e leggeri e ovviamente 3 paia di scarpe (non conoscevamo l’usura di un utilizzo cosi elevato).
Ci hanno affidato, visto che abbiamo i bambini la casa grande dei mercanti, per cui ci siamo sistemati li, la mia famiglia io, Anna e Giulia al piano di sotto e la famiglia di Gianni, Sara, Dania e Annika, al piano di sopra, l’abitazione ha due camere da letto oltre che alla bottega e alla sala pranzo. Abbiamo poi arredato la sala da pranzo e la bottega come se fosse davvero quella di un mercante milanese (ruolo da noi interpretato, nel mio caso specifico interpretavo la persona di Vincenzo Ongaroni, mercante di lana di fine trecento), avevamo quindi portato dall’Italia ed esposto stoffe e alcune spezie che avevamo acquistato da altri mercanti. Come saprete Milano esportava lana di elevata qualità…Nel Trecento Milano produceva “un panno fine tessuto, secondo la normativa contenuta negli statuti dei “mercanti che fanno lavorare la lana sottile”, solamente con la lana ultramontana; soltanto le pezze sottoposte a un severo controllo qualitativo ricevevano il bollo del comune, che ne permetteva la vendita” ( MP. Mainoni, // mercato della lana a Milano dal XIV al XV secolo. Prime indagini in “Archivio Storico Lombardo” s. XI, voi. I, 1984, pp. 20-43, alle pp. 21 e sgg.).
Appena sistemato tutto e cambiatici d’abito è arrivato il loro esperto museale, ha guardato tutto nel dettaglio, ha toccato ogni oggetto e aperto le casse (infatti anche le casse devono contenere solo materiale storico)… dopo un po’ ci ha guardati e sorridente ci ha detto “very nice”, per noi è stato fantastico, temevamo di doverci rifare subito 20 ore di macchina!
Durante l’ispezione ha controllato anche i tessuti dei vestiti, oltre che la fattura…test superato.
L’avventura ha quindi inizio.
Il giorno successivo ci siamo presentati con un po’ di anticipo alla white house, la riunione è iniziata alle 9.15 spaccate, durante la riunione, solo in inglese, c’è la massima attenzione, nessuno contesta nulla, qui vengono divisi i compiti principali, caricamento del trabucco grande e piccolo (si fa per dire), assistenza al torneo dei cavalieri e poco altro. Durante la riunione chiedono chi vuole fare cosa, ma se i numeri non bastano scelgono loro senza possibilità di appello. Il centro è aperto dalle 10 alle 17, al di fuori di questi orari è possibile, per noi, fare qualche foto o metterci in costume per fare il bagno, il tutto però nel buonsenso di non rompere la magia del centro, per cui noi decidiamo di evitare ogni modernità nella zona medievale (ad esclusione di un po’ di foto, credo che comprendiate)… e si, abbiamo portato gli abiti medievali per una settimana, il bagno (con doccia) è nella zona moderna ed è pulito per cui non abbiamo preso la peste, non temete quindi se ci incontrate.
Noi chiediamo ed otteniamo, in via eccezionale, il primo giorno di assistere un po’ a tutto per capire come funziona, ci viene inoltre detto che nel centro c’è un ragazzo italiano che sta facendo uno stage europeo, un certo Nazzareno (notizia che ci fa brillare gli occhi dalla gioia).
Finita la breve, ma efficiente, riunione andiamo e cerchiamo Nazzareno, scopriamo che oltre a essere un ragazzo gentilissimo e disponibile è anche lui felice di vedere degli italiani, che da quando è qui ancora non aveva incontrato. Parlandoci scopriamo che non era un rievocatore ma si è lanciato in questo progetto senza sapere bene cosa fosse la rievocazione fino a qualche mese prima, eppure davanti a noi c’è un ragazzo che batterebbe per conoscenza ed abbigliamento la maggior parte dei rievocatori nostrani e non solo. Non ha un vestito ricco, ma un vestiario semplicissimo e povero, che però non riporta errore alcuno.
All’interno del villaggio il ceto predominante (anzi esclusivo) è quello basso , molto basso, alcuni hanno i vestiti rattoppati come possono, altri non hanno le scarpe…inizialmente al passaggio di noi mercanti si tolgono il cappello e si fanno da parte (un po’ imbarazzante, ma realistico)… qui è living history allo stato puro.
Ognuno di loro si dedica ad un attività, lavorazione del legno, cordaio , candele ecc. , purtroppo il fabbro non c’è perché è via (nella realtà è in ferie). Oltre a loro poi ci sono piccoli mercanti (che vendono materiale per rievocatore mentre interpretano) che vanno e vengono, peccato che il mercante di stoffe ed aghi non ci sia, sarebbe stato uno scambio interessate ed avremmo sicuramento fatto acquisti interessanti.
Uno dei molti elementi, che ho apprezzato, sono i molti bimbi e la preponderanza di donne rispetto gli uomini, il tutto dava un senso di massima realtà, come le varie figure presenti ad esempio c’era la povera che elemosinava e mangiava il cibo che noi gli davamo come elemosina o le scorze che trovava. Scopriamo che alcuni non sono rievocatori ma gente comune che vuole provare, per lo più tedeschi, dove la rievocazione è ben conosciuta e quindi decidono di fare una o più settimane, anche per loro le regole sono uguali alle nostre e altrettanto (giustamente) severe, ma non sgarrano mai e non si lamentano, nemmeno per il caldo eccezionale (31 gradi) nonostante la lana dei loro vestiti fosse pesantissima.
Il problema per noi non si pone con 31 gradi di massima, la nostra lana è un ottima opzione, abituati ad eventi con afa e 35 gradi all’ombra.
Il primo giorno è al termine e accettiamo il pasto da loro cucinato.
Il secondo giorno siamo eccitati e pieni di energia, ci lanciamo nelle attività, per cui di offriamo di fare i criceti nelle ruote del trabucco (che faremo ogni giorno) e decidiamo di fare noi la cena per tutti , pasta fresca (abbiamo portato molta farina) il boato di gioia è simile a quello dello stadio. Speriamo di fare bella figura, le aspettative sono molte.
La giornata trascorre veloce, il caricamento e il picchetto al trabucco è davvero bello, anche perché lo vedi in azione da un punto non accessibile al pubblico. Le mogli nel frattempo si dedicano a cucire e le bimbe a giocare. Il pomeriggio invece è dedicato a cucinare per 30 persone! Alle 19 la cena è pronta ed è un successo incredibile, avevamo paura mangiassero anche la pentola. La pasta cambia tutto e inizia una forte amicizia e un calore unico, nonostante le barriere linguistiche, si chiacchera e ci si scambia battute, ora siamo friend.
Nel villaggio c’è un gruppo di oche che passeggiano tra le vie, nessuno dei molti poveri che sono a piedi scalzi si fa problemi degli escrementi lasciati, siamo nel medioevo. Oltre a loro ci sono galline e galli che ci danno la sveglia, una famiglia di maiali, i cavalli dei cavalieri che torneano ogni giorno e per paio di giorni due cigni particolarmente nervosi, chissà se, quest’ultimi, sono andati via o li hanno mangiati.
La baia su cui ci affacciamo è piena di pesci e meduse, ma nonostante queste ultime i ragazzini dopo le 17 si fanno il bagno, qui i genitori sono meno apprensivi, il primo giorno ho visto una bimba di 8 anni tagliare la legna con un ascia grande come lei e un bimbo della stessa età accendere il fuoco per i tintori. Oltre a ciò essi vivono quasi da soli, infatti, scorrazzano per il centro a gruppi senza adulti è davvero bello.
Gli altri giorni passano tra lavori e passeggiate, fino al giorno dell’arrivo di una compagnia di rievocatori svedesi che si dedicano alla cucina. La compagnia è composta da 6 donne e 1 uomo, arrivati si infilano nella casa cucina e ne escono solo all’ora dei pasti.
Decidiamo quindi di rompere il ghiaccio con un po’ di cibo e ovviamente funziona, in breve facciamo amicizia e ci scambiamo i piatti, ammetto che in questo caso loro sono nettamente più bravi e anche di parecchio. La loro compagnia fa principalmente tornei di cucina e hanno dei veri chef nel gruppo (anche se ora non ci sono), ci offrono ogni sorta di leccornia dal salmone al tortino di funghi, dai ravioli alla torta, insomma nulla da invidiare ad un ristorante di alto livello o al torneo di cucina di Casei Medievale da noi organizzato.
La settimana passa veloce, Anna e Sara spiegano come fare le cinture di stoffa e la lavorazione con le tavolette ad altre ragazze, creando scene di vita tra maestre ed apprendiste davvero stupende, con i bimbi che passano e corrono , mentre io e Gianni girovaghiamo per il campo , ho provato a prendere una carriola e a portare la legna , ma un popolano è subito accorso dicendomi che la portava lui, io ero troppo per abbassarmi a tanto… umm, potrei abituarmi anche nella vita reale ad essere servito. Per fortuna abbiamo qualche abito meno ricco e possiamo quindi alternare i ricchi mercante a figure più povere e tagliare un po’ legna e fare altri lavori manuali.
Nel frattempo per tutta la settimana davanti a noi i pentoloni per la tintura vanno a piena potenza e ovviamente noi poniamo ogni domanda possibile e prendiamo appunti, nulla ci deve sfuggire. Nemmeno le altre attività presenti, come spugne cerchiamo di carpire i segreti e i consigli, ammetto che però che non sempre ho capito le spiegazioni, ma comunque è stato davvero premiante.
Per la nostra ultima cena al centro abbiamo proposto di cucinare noi per tutti ed è esplosa un olà da stadio. L’ultimo giorno è arrivato e la sera carichiamo tutto, e siamo pronti partire ed è qui che è successo qualcosa di inaspettato, i saluti sono stati accompagnati da lacrime, baci ed abbracci, con segni di affetto che pensavo che i popoli del nord non avevano e sicuramente più sinceri di molti altri , la partenza è stata davvero dolorosa è stato come abbandonare gli amici di sempre, eppure eravamo li solo da una settimana.
Thit una delle responsabili ci invita a tornare, cosa ovviamente già in programma.
Il viaggio di ritorno è stato lungo ed afflitto dall’idea di aver lasciato un luogo bellissimo dove ci siamo trovati davvero bene.
Questa esperienza è stata favolosa, grazie Middelaldercentret.
Le piccole Annika e Dania, Sara Bettinelli, Gianni Stelluti, Simone Stefani, Giulia e Anna Maria Arrigoni, ASD Ordine della Fenice Bianca (sezione 1380-1420).
Potete trovare una breve descrizione di questa associazione nella sezione Gruppi Storici “Medioevo” del nostro sito http://www.rievocare.it/ordine-della-fenice-bianca/