a cura di Federica Garofalo
È finora un unicum nel suo genere: l’unico romanzo per ragazzi pubblicato finora ambientato nell’antica Pompei, almeno in Italia. Sicuramente il primo che mette in scena personaggi realmente esistiti e che ha per protagonista una donna. Si tratta di La locanda di Asellina, opera della scrittrice di fiabe napoletana Rosa Tiziana Bruno, che tenta di rispondere ad una domanda spinosa: come far appassionare i bambini alla Storia?
Tiziana Bruno ci prova attraverso un romanzo breve, fluido, di facile e piacevole lettura, che l’autrice consiglia “dai 9 ai 99 anni”. Protagonista è Asellina, la locandiera realmente esistita cui è intitolato il termopolio in Via dell’Abbondanza di sua proprietà in cui sono stati trovati tanti dettagli di vita quotidiana e addirittura l’incasso della giornata; sono documentate dalle scritte sui muri anche le asellinae, le schiave di Asellina, Egle, Maria e Smyrina, di cui nomi ci dicono che venivano dagli angoli più remoti dell’impero. Una donna imprenditrice di un’attività di donne, dunque, che Tiziana Bruno dipinge come emancipata ed indipendente, una vedova madre di tre figli di diverse età (tra cui un’adolescente infatuata) che rappresentano un impegno non meno intenso del lavoro. La trama si dipana come un piccolo giallo da risolvere, con l’attenzione ai dettagli tipicamente femminile; i particolari sulla vita quotidiana dell’antica Roma sono profusi a piene mani, forse con qualche imprecisione, ma permettendo di affrontare anche con leggerezza temi importanti come la schiavitù, il ruolo della donna nella società, l’incontro tra le culture. E, a fare da filo conduttore tra le pagine del racconto, gli aromi della cucina di Asellina, con tanto di ricette alla fine.
Un aspetto, quello della cucina, che è stato anche il filo conduttore della presentazione del libro tenutasi proprio a Pompei, presso il ristorante Caupona, il 5 novembre scorso, preceduta da una visita guidata agli scavi, e animata dalla teatralizzazione di alcuni brani del libro a cura dei rievocatori della Legio I Adiutrix.
Aperta dall’aprile 2016, la Caupona vuole ispirarsi alle taverne e ai thermopolia dell’antica Pompei, a partire dal locale, in cui sono riprodotti gli esterni dei muri pompeiani e gli interni della domus di Marco Lucrezio Frontone, come nel riproporre (nei limiti del possibile) ricette come quelle di Catone e Apicio e bevande come il mulsum, o nell’offrire agli avventori piatti e calici in terracotta. Un approccio che vuole già di per sé tentare di essere in qualche modo “rievocativo”, come racconta uno dei due proprietari e gestori del ristorante, Nello Petrucci; “Il nostro intento era quella di far continuare ai visitatori l’esperienza degli scavi, ma di offrire anche loro un’esperienza tipica di questo territorio. Siamo consapevoli che il rischio di scadere nel commerciale è fortissimo, la linea di confine è molto sottile: per questo abbiamo impiegato due anni a studiare e a ricercare prima di gettarci in questa impresa, e sicuramente continueremo a studiare e a ponderare per offrire un prodotto di alta qualità e non banalizzare. Chi entra qui è suggestionato da un’esperienza che coinvolge i cinque sensi, non solo il gusto e l’olfatto, ma anche vista e udito, attraverso un’atmosfera adeguata di suoni e luci soffusi.”
Una formula che, a quanto pare, sta avendo successo se il locale è stato recensito positivamente da riviste italiane e straniere e se n’è interessata perfino l’emittente inglese BBC. In più, la Caupona vuole diventare un centro culturale per la città di Pompei, attraverso concerti, conferenze e appunto presentazioni di libri (quello di Tiziana Bruno è il settimo libro presentato alla Caupona); ma anche attraverso la collaborazione con i rievocatori. “Io penso che la rievocazione, se fatta bene, è utile quanto qualunque altra forma di divulgazione, ma il filo tra divulgativo e commerciale è sottile – osserva Nello Petrucci. Abbiamo scelto di avere “partner rievocativi” per coinvolgere istituzioni e cittadini, anche se finora entrambi hanno continuato ad essere poco attenti. Inserire la rievocazione storica a Pompei, rimane molto difficile. I rievocatori sono ancora bistrattati, spesso sono considerati – da parte degli organizzatori – alla stregua di figuranti, ma quando si riesce a fare rievocazione seria, il gradimento si vede. Purtroppo quella di Pompei è una cultura “mordi e fuggi”, e molto attaccata al denaro.
La presentazione di La locanda di Asellina ha registrato comunque un certo successo, con il pieno di prenotazioni. Dettaglio, questo, che fa ben sperare.