a cura di Federica Garofalo
Viaggio nella Toscana del Duecento
L’ultimo episodio è stato pubblicato il 7 gennaio scorso, ma già il 1 febbraio scorso la webserie “made in Toscana” A Knight’s Honour diretta da Francesco Carradori si è ritrovata già candidata al Premio Italia Medievale indetto dall’Associazione Italia Medievale di Milano, nella categoria “Spettacolo”.
«È stata una cosa del tutto inaspettata – confessa il regista, – e ha fatto molto piacere a tutti noi che ci siamo impegnati al massimo per questo progetto, un progetto senza scopo di lucro, durato un anno e mezzo.»
Un progetto nato da un bel gruppetto di rievocatori toscani sì per mettersi alla prova, come ricorderanno i nostri lettori, ma anche per far conoscere meglio il territorio. Scorrendo i 13 episodi della webserie si nota infatti una particolare attenzione alle locations, tutte squisitamente toscane. Francesco Carradori ci svela i dettagli:
«Gli esterni sono stati girati soprattutto alla Rocca di Carmignano, in provincia di Firenze: della costruzione, della quale abbiamo le prime notizie alla fine del X secolo, non rimane quasi più nulla, ma questa fortezza ebbe un ruolo importante nei conflitti tra Firenze e Pistoia tra il Duecento e il Trecento, dunque ci è sembrato interessante girare lì, oltre che per l’aspetto bucolico del sito, tipico della Toscana; come d’altronde tra gli uliveti di Bagno a Ripoli, sempre in provincia di Firenze, che sono diventate nella nostra finzione le terre degli Amedei. Per le scene di ambientazione cittadina abbiamo invece utilizzato le stradine del borgo medievale di Calenzano, quasi intatto, e le cannoniere della fortezza di Santa Barbara a Pistoia, che ci sono sembrate perfette per rievocare vicoli e stradine della Firenze medievale.»
La stessa cura, nei limiti del possibile, è stata posta per quanto riguarda le riprese ambientate in interni: «Per la scena dell’osteria in particolare, abbiamo avuto la fortuna di girare all’interno della cucina dell’antico Spedale del Bigallo, a Bagno a Ripoli, nato nel XIII secolo come ospizio per i pellegrini lungo la Via Francigena: l’ambiente era davvero l’ideale, con il grande camino cinquecentesco e il pavimento lastricato che si poteva adattare benissimo al nostro periodo. Altre scene sono state girate al Castello di Calenzano e nel chiostro di San Domenico a Prato. Ma la vera chicca sono le scene ambientate nel palazzo degli Amedei, girate nientedimeno che nel Museo di Casa Datini a Prato, l’antica dimora del magnate Francesco di Marco Datini.»
Da cosa è stata dettata la scelta dei luoghi? Furono i luoghi dove realmente si mossero le famiglie toscane oggetto della storia, gli Amedei e i Salviati?
«Naturalmente no, – spiega Francesco Carradori. – La scelta è stata dettata prima di tutto dalla comodità: per noi era importante avere locations relativamente vicine, che non costringessero i gruppi che hanno girato con noi a fare molta strada. Poi, a nostro giudizio, erano i luoghi che meglio si adattavano sia al periodo rievocato sia alla nostra narrazione, oltre che belli dal punto di vista scenografico.»
Sorge spontanea una domanda: l’impiego di locations così particolari non ha comportato qualche problema?
«Niente affatto, – è la secca risposta del regista. – Comuni, Soprintendenze e fondazioni private con cui ci siamo interfacciati si sono dimostrati molto aperti alle nostre richieste, non è stato difficile ottenerne la collaborazione; con alcuni dei responsabili dei siti già avevamo dei contatti per eventi passati che vi avevamo ambientato. La disponibilità è stata totale, anche in considerazione del fatto che il nostro budget era praticamente ridotto a zero: bisogna anche dire che la fruizione della maggior parte dei luoghi in cui abbiamo girato, Casa Datini compresa, non richiede un biglietto d’ingresso.»
Vedere la webserie A Knight’s Honour diviene così non solo un’occasione per vedere di cosa sono capaci i rievocatori quando lavoravo seriamente, ma anche l’opportunità per conoscere luoghi relativamente poco noti al grande pubblico italiano. Francesco Carradori lo sottolinea esplicitamente: «Uno dei nostri obiettivi, quando abbiamo messo in piedi questo progetto, era valorizzare angoli meno noti della nostra Toscana che perfino noi ignoravamo; e abbiamo cercato di farlo non solo attraverso la webserie in sé, ma con tutto il corredo che l’ha accompagnata, ovvero le foto e i video diffusi attraverso i social network.»
Certo, vincere il Premio Italia Medievale per la categoria Spettacoli sarebbe già un bel modo per promuovere questi luoghi.
«Sicuramente. Lo dobbiamo non solo alla nostra Toscana, ma anche a tutti coloro che hanno lavorato con noi praticamente gratis e mettendoci l’anima. Inoltre, nei prossimi mesi, tenteremo di muoverci per presentare la nostra webserie a dei festival.»
Le votazioni per il Premio Italia Medievale sono aperte fino al prossimo 31 agosto, e i vincitori saranno resi noti il 1 settembre; solo allora conosceremo il destino di A Knight’s Honour.